All’inizio della vita di ognuno di noi c’è una singola cellula derivata dalla fusione dei due gameti, l’ovulo e lo spermatozoo. In nove mesi, per la nostra specie, quella cellula diventa un nuovo individuo: una cosa che non smette mai di sorprendere. Gli scienziati cercano da molto tempo di capire quando un sistema neurale, una rete di cellule sensibili raggiunge un livello di complessità sufficiente per percepire e dare un senso a uno stimolo ambientale. Cioè, in che momento le vibrazioni nell’aria diventano voci conosciute o musica, le onde elettromagnetiche disegnano un volto amato, quando un pugno di molecole volatili diventa l’odore della mamma? Per fare un po’ di chiarezza una squadra mista di filosofi e scienziati australiani, tedeschi, statunitensi e irlandesi ha condotto uno studio approfondito; secondo le osservazioni raccolte anche nella abbondante letteratura a riguardo, ci sono prove sufficienti per sostenere che uno stato di consapevolezza insorge precocemente e che potrebbe funzionare anche molti mesi prima della nascita. Per sostenere questa tesi, il gruppo di ricerca ha preso in esame lo studio delle connessioni del cervello e le manifestazioni di “attenzione” che implicano meccanismi di integrazione tra le informazioni raccolte.
Un risultato che contrasta con quanto si riteneva fino a qualche anno fa, quando, addirittura, si faceva coincidere la nascita della coscienza con il primo compleanno. La questione non è ancora risolta, conosciamo ancora poco come funziona un cervello maturo, figuriamoci uno che si sta formando.
Tuttavia, al di là della curiosità scientifica, il tema è importante e ha implicazioni non solo neurofisiologiche ma anche etiche e legali.