L’età di una persona non coincide necessariamente con la data scritta sui documenti di identità ma
dipende da diversi fattori legati soprattutto allo stile di vita e anche allo “stato mentale”. Sappiamo da sempre il fumo, lo stress, la sedentarietà e una dieta squilibrata possono accelerare il processo di
invecchiamento ma sappiamo ancora poco quanto influiscano emozioni e sentimenti. Solo perché due
persone hanno festeggiato lo stesso numero di compleanni non significa che manifestino e percepiscano la medesima età. Gruppi di ricerca in diverse parti del mondo hanno condotto un’indagine molto ampia per fare luce su quanto la felicità, e l’infelicità, influiscano sull’avanzare dell’età e determinare quanto l’età biologica coincida con la “vera” età di una persona.
Per farlo hanno costruito un complesso algoritmo informatico che mette in relazione le abitudini e gli stati emotivi e relazionali con diversi aspetti clinici, come la qualità del microbioma intestinale, il peso, la pressione sanguigna e i valori del sangue. Il programma ha coinvolto migliaia di persone e ne ha valutato l’orologio biologico assegnando ai vari aspetti un punteggio relativo al contributo nell’invecchiamento. Ne è emerso che una vita piena di interessi e di attività, unita a un contesto relazionale soddisfacente, influisce sulla velocità di invecchiamento tanto quanto la predisposizione a sviluppare determinate malattie o quanto alcune cattive abitudini. Questo non significa, sottolineano i ricercatori, che il ruolo del fumo o di una dieta sbagliata siano da rivedere, il loro contributo nel peggiorare la salute è indubbio, però occorre tenere sempre presente anche gli aspetti meno misurabili della vita di una persona, come la solitudine e la tristezza, possono intaccare la qualità dell’esistenza e accelerare l’invecchiamento.