Per produrre vino o birra occorre che i lieviti (che sono funghi microscopici) fermentino gli zuccheri e gli amidi presenti nell’uva o nei cereali, nelle mele o nelle patate, in etanolo, l’alcol che inebria. Si tratta di un fenomeno noto dall’antichità: gli umani, infatti, producono bevande alcoliche da almeno 6 mila anni. Risalgono a quell’epoca le tavolette mesopotamiche che riportano la prima ricetta della birra.
Conosciamo bene i danni che un’assunzione eccessiva di alcol provoca sull’organismo e la questione se esiste una dose minima e innocua o che addirittura faccia bene è questione sempre aperta.
Ma ben poco si sa di quella condizione rara di coloro che si ubriacano senza bere. In inglese si chiama ABS (Auto-Brewery Syndrome) che si può tradurre come sindrome dell’auto birrificio. In italiano si chiama, con meno immaginazione, Sindrome della Fermentazione Intestinale. Colpisce un numero esiguo di persone nel mondo che, dopo un pasto ricco di carboidrati, presentano tutti di sintomi di una sbronza. Cioè basta loro un piatto di patate, un panino o una pastasciutta per barcollare ubriache. Un’intossicazione da alcol seguita da nausea, gonfiore, mal di stomaco e spossatezza. Una situazione angosciante che può avere conseguenze legali, come per esempio una “incolpevole” guida in stato d’ebrezza.
Nell’ABS, l’alcol è frutto di fermentazioni anomale dei carboidrati operate da lieviti e batteri che proliferano in modo incontrollato nell’intestino. In condizioni normali, l’alcol prodotto viene velocemente eliminato, nei paziente con ABS invece si accumula nel sangue e ubriaca. Uno squilibrio nel microbiota intestinale, causato da un uso massiccio di antibiotici, un rallentamento del cibo in transito e una predisposizione genetica sono le probabili condizioni di base che innescano la sindrome. Una condizione singolare ancora tutta da studiare.